Arte e
patria erano due ideali cardine per molti giovani artisti della metà dell’Ottocento.
E se per
imparare l’arte, Michele Tedesco (Moliterno, 24 agosto 1834 – Napoli, 1917) si era trasferito dalla provincia potentina a
Napoli, per assecondare le sue aspirazioni patriottiche, nel 1860 si era arruolato
nella Guardia Nazionale, combattendo al seguito di Garibaldi.
La storia d’Italia
e la sua storia personale, guidate dalla mano del destino, si erano infine intrecciate
a Firenze, dove Michele Tedesco decide di soggiornare per molti anni e aderire al
gruppo dei Macchiaioli, facendo propri sia la ricerca artistica sia lo stile di
vita. Con Giuseppe Abbati, Diego Martelli e Telemaco Signorini trascorre
l’estate del 1861 a Castiglioncello, sperimentando la nuova pittura.
Il suo
stile, terso e teso, si mostra condotto con il piglio sicuro della maestria
nelle scene delicate che ritraggono la vita privata delle donne, momenti
d’intimità rubati alla quotidianità.
In “Cari
colombi” (1867) una preghiera o un'offerta d’amore viene affidata al volo e allo
slancio di libertà, tra la leggerezza della luce, un frusciare di sete azzurre
e rosa e la serenità dei ritagli di cielo inquadrati dal portico; ne "I viaggiatori aerei" (1865) una
malinconica bianca figura di spalle, forse non più confortata dalle parole
dell’amica, scruta l’orizzonte in cerca di buoni presagi, in un stile sospeso
tra geometria quattrocentesca e sentimento del vero.
La terrazza
è celebrata come luogo privato di ritiro dal mondo, di buona lettura e di
quella calma che induce le tortore a posarsi sulla figura, immobile come una
statua; o come luogo del ristoro in una modesta taverna che offre alla signora
accaldata il tempo per ricomporsi dopo una passeggiata, mentre ammira i tetti
distratta e la cameriera solerte sparecchia.
Le sue donne,
ritratte in tralice, guardano oltre, perse nei loro pensieri: in “Dopo una
visita”, appoggiata al muro di cinta del giardino, ritratta in una sinfonia di
bianchi, una donna ha lasciato la lettura e sembra pronta ad aprire il parasole
per mettersi in cammino; una “Signora in giardino” , seduta sul muretto, le mani
conserte in grembo trattengono fiori rossi come la veste, medita silenziosa su
se stessa o se valicare il limite del giardino.
La prima
mostra monografica “Michele Tedesco. Un pittore lucano nell’Italia unita” lo ha
celebrato a Potenza nel 2012.
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