Agostina, l'italiana di Parigi. (I parte)




Ci sono incontri che cambiano la vita e se avete qualche minuto vi racconterò la mia storia, che comincia nella lontana città di Ancona. 

Mi chiamo Agostina Segatori, ed ero una semplice e tranquilla ragazza che poteva rimanere anonima, come rimangono tutte le ragazze di provincia. 

Per le festività del Natale del 1859 sono andata a far visita ai miei nonni in "Ciociaria". Il parroco del paese mi chiese di sfilare, in prima fila, vestita con gli abiti tradizionali, durante la processione del tabernacolo di Santa Vittoria. 

Orgogliosa, ho percorso le strade piene di vita e di allegria resistendo ai leggeri brividi della frescura dicembrina. Ero bella come solo la giovinezza fa risplendere. 

A parata conclusa, fui avvicinata da un attempato signore, un pittore con un fazzoletto rosso impertinente annodato al collo, che mi ha parlato sfoggiando un buon italiano con marcato accento francese. 

Camille Corot era noto a tutti in paese.  Avevo già sentito parlare di quell’artista che girava per la campagna a ritrarre i paesaggi con boschi e alberi come fossero persone. Galante e smaliziato, mi fece mille complimenti e, promettendomi l’immortalità dell’arte, concluse il suo bel discorsetto chiedendomi di posare per lui. Voleva partecipare al Salon parigino con un nuovo dipinto. 

Aveva già in mente lo sfondo: il borgo vecchio d’inverno, le case abbarbicate sulla roccia e il cielo denso di nubi color lavanda. Mi ritrasse quasi a figura intera e, anche se ero vestita con l’abito da "ciociara" – con il corpetto stretto sulla camiciola bianca e la gonna scura con il grembiule ricamato a mazzetti di fiori rossi – mi ergevo fiera e imponente come le statue antiche che si trovano nei musei.


Durante le pose mi raccontò la sua vita, all’epoca molto più avventurosa della mia. Con aria gioviale e senza troppa vanteria, ripeteva che era un pittore conosciuto per i paesaggi. Quando risiedeva in Francia ritraeva le rocce maculate di muschi e gli alberi lussureggianti della foresta di Fontainebleau; quando viaggiava per l’Italia, dipingeva i paesaggi della provincia romana sonnolenta di sole.

Inutile nascondere che vivemmo un'intensa e breve relazione, anche se lui era molto più vecchio di me. È un tempo che ricordo con serena allegria, forse perché si confonde alla spensieratezza dei miei vent'anni. Complice l’amore, la passione e l’interesse, mi propose di trasferirmi a Parigi. 

Cosa avevo da perdere, a parte la reputazione?

Ci sono incontri che cambiano la vita. E quell’incontro e quell’opera cambiarono la mia. Corot espose il dipinto al Salon ricevendo lodi e onori.

Nell'attesa del mio trasferimento a Parigiio diventai famosa con il soprannome del titolo del dipinto: l'italiana. 

Ma questa è un'altra storia, che, se vorrete, vi racconterò in un'altra occasione.


J. B. C. Corot (1796-1875), Agostina  Segatori - l’Italienne, 1866, NGA Washington; 

Agostina Segatori (Ancona, 9 ottobre 1841 – Parigi, 3 aprile 1910) 

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