Francesco Gioli - il pittore delle colline pisane

Primavera

Calmo, toscanamente equilibrato, 
spesso profondo, sempre sottile e signorile, 
Francesco Gioli è un sentimentale che in tutta la vita
ha amato l'arte come il più sicuro conforto 
contro ogni pena. 
Lavorare e dipingere: questa è la sua gioia
(La Biennale di Venezia, 1909)

Primogenito di una famiglia benestante, Francesco Gioli nasce a San Frediano a Settimo il 29 giugno 1846. Studia all'Accademia di Pisa e di Firenze, dedicandosi ai soggetti storici e le scene di genere, e anche se riceve dei riconoscimenti per le sue prove giovanili, resta insoddisfatto del proprio stile. 


L'arruoto di Santo Spirito, 1880

Si avvicina al gruppo dei Macchiaioli, scopre il linguaggio di Giovanni Fattori e di Telemaco Signorini, e inizia a sperimentare l'osservazione della natura. 
Se negli anni '60  viene ospitato da Diego Martelli nella sua tenuta di Castiglioncello per immergersi nella campagna pisana, negli anni '70 la sua villa di Fauglia diventa un luogo d'incontro di artisti e letterati, un romitaggio dove sperimentare una nuova visione.

Il Girotondo

Nel 1870 partecipa a un Salon parigino e si trattiene un mese nelle ville lumière, attratto non tanto dall'Impressionismo nascente, ma dallo stile della Scuola di Barbizon.   
Questo momento coincide con la svolta nella sua produzione pittorica: tralascia i soggetti di interni di gusto borghese in stile neorococò definito Stile Fortuny e si orienta definitivamente verso soggetti paesaggistici.

Passa il viatico, 1878

All'Esposizione Universale di Parigi del 1878 presenta Passa il viatico, considerato il suo capolavoro, lodato anche da Edgar Degas. Rientrato in patria, si afferma sulla scena nazionale e internazionale e la critica lo definisce 
il poetico e gentile illustratore delle colline pisane, 
di quei deliziosi e tranquilli dintorni della sua Fauglia.
(Arte e storia, 1886)

La villa del pittore a Fauglia

Non tardano a giungere i riconoscimenti accademici, con la nomina nel 1888 a professore all'Accademia di Belle Arti di Bologna e di Firenze. 

Le boscaiole di San Rossore, 1887

Con il diffondersi delle tendenze divisioniste negli anni '90  Gioli si sente attratto da una maggiore luminosità e giunge a esiti vicini all'impressionismo.

Marina

Francesco Gioli è anello di congiunzione fra gli aristocratici e i letterati, senza essere né un letterato né, tanto meno, un aristocratico. Ha il vero tipo del "gentilhomme campagnard" che porta indifferentemente la marsina e la cacciatora...
(Istantanee, 1905)
 

In giardino, 1914

Espone frequentemente alla Biennale di Venezia, che nel 1914 gli tributa l'onore di una mostra personale.
Muore a Firenze il 4 febbraio 1922 e la rivista Emporium scrive: 
Gioli conservava quasi immutabile 
quella visione serena della natura 
resa con schiettezza e semplicità, con amore ed affetto. 

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