Mostra - Il trionfo del colore - Vicenza, Palazzo Chiericati


Un percorso attraverso le opere.


Le radici del mito di Venezia affondano nel Settecento, nell’ultimo secolo di vita della Repubblica Serenissima, quando l’indimenticabile canto del cigno dell’arte veneta si diffonde in tutta Europa, sostenuto da un lato dalle commissioni internazionali affidate agli artisti veneti, dall’altro alimentato dal collezionismo privato e dai ricordi dei viaggiatori stranieri che durante il Grand Tour d’Italie non mancavano mai di assaporare le trasgressioni del Carnevale lagunare. È nel XVIII secolo che Venezia riacquista il ruolo di capitale dell’arte e consacra l’immagine che resiste ancor oggi. Una folta schiera di artisti - Ricci, Tiepolo, Bellotto e altri - conquista l’Europa con il talento e le tele, in cui il colore trionfa.
Una panoramica sui temi, sui generi e sugli artisti del secolo è offerta nei musei cittadini di Palazzo Chiericati e delle Gallerie d’Italia di Vicenza, dove è allestita la mostra Il Trionfo del Colore. Da Tiepolo a Canaletto e Guardi. Vicenza e i Capolavori dal Museo Pushkin di Mosca che trova una seconda edizione dopo una prima moscovita.
Nelle due sedi museali sono riallestite le collezioni del territorio – le 40 tele delle collezioni dei Musei Civici di Vicenza e le 31 opere della Gallerie d’Italia Palazzo Leoni Montanari - che dialogano perfettamente con i 24 dipinti giunti dal museo russo.
Partendo da Palazzo Chiericati e proseguendo nelle Gallerie d’Italia Palazzo Leoni Montanari proponiamo un breve percorso attraverso le opere.

La rivoluzione del gusto del secolo, che fa transitare l’estrosità del Barocco verso l’eleganza del Rococò, si riflette nella genesi del genere del paesaggio. Protagonista di questo passaggio è il bellunese Sebastiano Ricci, pittore eclettico, che nel suo stile fonde la passione per il teatro con la tradizione cinquecentesca.

Fig. 1
La grandiosa Prospettiva di rovine con figure (fig. 1) che apre la mostra è un’opera congiunta di Sebastiano e del nipote Marco Ricci, che nella imponente messa in scena, pervasa di una nuova luminosità atmosferica, scala piani in luce e ombra, vestigia remote e rovine classiche, statue antiche e figurette operose.

 

Fig.2
Nel Paesaggio con arco trionfale e monumento equestre (fig. 2) del friulano Luca Carlevarijs, troviamo invece il racconto della natura che diventa “capriccio”, con una Roma delineata dall’Arco di Costantino, una torre medievale e dal Monumento equestre a Luigi XIV di Bernini. Una veduta ideale, che è il preludio del fenomeno del vedutismo che sarà il genere più in voga del secolo.
Una saletta celebra la bellezza nascosta della chiesa di Santa Maria dell’Araceli di Vicenza: un prezioso disegno ci mostra il progetto del gioiello barocco ideato dall’architetto Guarino Guarini e le due pale d’altare che nel Settecento si fronteggiavano dalle pareti opposte e che qui ricostruiscono sia l’esperienza della loro primigenia collocazione, sia il duello stilistico tra Giambattista Piazzetta e Giandomenico Tiepolo.
Fig. 3
Fig. 4

Nell’Estasi di san Francesco (fig. 3), Piazzetta inventa l’angelo fulgido che sorregge un San Francesco assopito, imprimendo un moto ascensionale alla composizione, orchestrata in toni di drammatico cromatismo sulfureo. Qualche anno dopo, Tiepolo realizza una pala che nell’iconicità perfetta dell’Immacolata Concezione (fig. 4), propone una vergine algida e altera, che con passo danzante schiaccia il serpente del peccato e fa risplendere di pura euforia cromatica la veste bianco argentea e il gran manto serico rigonfio di vento.
 

Fig. 5
Il pregevole busto in marmo del giureconsulto Carlo Cordellina (fig. 5) ci accoglie con sguardo sicuro nella quarta sala. Come fossimo in una delle sue dimore, a Palazzo Cordellina o nella sua villa di Montecchio Maggiore, si mostra orgoglioso di aver individuato in Tiepolo il superbo interprete della propria aspirazione all’immortalità.
 

Fig. 6
La luminosa tela per soffitto con Il Tempo che scopre la Verità e fuga la Menzogna (fig. 6) qui è accompagnata anche da un disegno preparatorio a penna e acquerello. Su un palcoscenico di nuvole si colloca la coppia tiepolesca che incarna il motto Veritas filia Temporis. Il Tempo, canuto e greve, con falce e serpente, si contrappone alla sensuale bellezza della Verità, che trionfa al centro della scena, mentre in secondo piano, in ombra, l’Ignoranza, si ritira defilata. Con uno stile sontuoso e riprendendo la gloria del colore cinquecentesco di Veronese, Tiepolo s’impone come interprete assoluto della pittura storico mitologica in tutta Europa.
Fig. 7

Altro degno portavoce del secolo è Giovanni Battista Pittoni, che nelle sue opere impegna audaci contrapposizioni cromatiche e panneggi graffiati da forte luminismo. Il suo dipinto Diana e Atteone (fig. 7) è una delle tele a soggetto mitologico più significative del rococò veneziano. La svestizione e il bagno di Diana, tra fiori e ghirlande, è un inno alla sensualità femminile, che allontana sullo sfondo il tragico epilogo di Atteone sbranato dai suoi cani come punizione per aver spiato la dea.
 

Fig. 8
Al gusto saturnino e orrifico del secolo è dedicata la saletta in cui campeggia il monumentale busto in marmo del vizio capitale dell’Invidia (fig. 8), opera di Angelo Marinali, che cattura l’attenzione per il realismo spietato e l’acribia naturalistica dei tendini tesi sotto la pelle rinsecchita.
L’ultima sala celebra il mito di Venezia attraverso la sua immagine.
 

Fig. 9
Sulla scorta della sua formazione come scenografo teatrale, Canaletto renderà l’intera città di Venezia il suo nuovo palcoscenico, che comprende anche luoghi eccentrici, punti di vista insoliti, fuori dai circuiti cosiddetti turistici, come nella Veduta della laguna e dell’Arsenale da Campo San Pietro di Castello (fig. 9).
 

Fig. 10
Canaletto è il pittore che celebra Venezia nella sua dimensione internazionale raccontando il fasto delle cerimonie, l'accorrere delle gondole, l'aria frizzante e cristallina della mondanità.
Nella grande tela Il ritorno del Bucintoro all’approdo di Palazzo Ducale (fig. 10) il pittore restituisce la cerimonia in uno spazio profondo e arioso, con colori guizzantin e piega a suo piacere le infinite possibilità della camera ottica. Con opere come questa Venezia diventa la città che tutti sognano.
 

Fig. 11
Di diversa sensibilità suo nipote, Bernardo Bellotto, pittore saturnino, che costruirà la propria fama lavorando alle corti di Monaco di Baviera, Vienna, Varsavia, e Dresda. Qui realizzerà vedute indimenticabili, applicando ai principi del vedutismo una visione pre-fotografica, come la Veduta del vecchio mercato di Dresda (fig. 11).

Fig. 12
L’epilogo della Serenissima e del secolo trova nelle opere di Francesco Guardi, come in questa Veduta della Piazzetta a Venezia (fig. 12), una lirica e malinconica interpretazione preromantica, grazie ai cieli tumultuosi e al disfacimento della pennellata nel colore.
 

Fig. 13
L’esposizione si chiude in questa sede con la pala (dimenticata dalla critica) di Giambattista Tiepolo Madonna con i Santi Luigi da Tolosa (che sarebbe meglio identificare come San Domenico), Antonio da Padova e Francesco d’Assisi, (fig. 13), incanterà il visitatore con l’impostazione allungata, la dolcezza del bambino, i colori vivaci e fornirà anche l’occasione agli storici dell’arte italiana di farla oggetto di nuovi studi.
Il percorso della mostra prosegue alle Gallerie d'Italia - Palazzo Leoni Montanari, con il riallestimento della collezione permanente. 
Ne scriverò nel prossimo post.

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Fino al 5 maggio 2019
“Il Trionfo del Colore. Da Tiepolo a Canaletto e Guardi.
Vicenza e i Capolavori dal Museo Pushkin di Mosca”
A cura di Victoria Markova e Stefano Zuffi.
Prodotta da MondoMostre, Comune di Vicenza, Museo delle Belle Arti A.S. Pushkin di Mosca e Intesa Sanpaolo

Figg. 1-8 opere appartenenti al Museo di Palazzo Chiericati di Vicenza
Figg. 9-13 opere appartenenti al Museo Pushkin di Mosca

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