Pietro Longhi tra belletto, cioccolata e minuetto.

... ed avendo spirito brillante e bizzarro, 
posesi a dipingere... civili trattenimenti,
cioè conversazioni, con ischerzi d'amore, di gelosie,
i quali tratti esattamente dal naturale, 
fecero colpo.
(Alessandro Longhi)

Le parole del figlio ci riassumono con precisione le caratteristiche della pittura che diede piena fama al padre: Pietro Falca detto Longhi (Venezia, 15 novembre 1701-8 maggio del 1785).
Dopo aver frequento a Bologna la bottega di Antonio Balestra ed essersi interessato alla pittura di genere di Giuseppe Maria Crespi, Longhi inizia la carriera come pittore di storia, senza ottenere un evidente riscontro. 

Ma a metà degli anni Trenta Longhi cambia genere, e si rivolge alla pittura di costume, realizzando tele piccolo formato in cui narra fresche e vivaci scenette di vita quotidiana: il popolino che affolla i campielli, i venditori ambulanti al mercato, le servette nelle taverne, tutto reso con tono brioso e ammiccante.

Il farmacista, 1741

Uno dei dipinti più famosi è Il farmacista, che ci introduce in una stupenda farmacia settecentesca, con i vasi di vetro di varie forme e gli albarelli - i preziosi vasi di ceramica che contengono le erbe officinali - ben ordinati sugli scaffali. Una popolana vestita con decoro alza gli occhi al cielo, quasi a chiedere protezione al quadro della Natività appeso alla parete, mentre il farmacista, profilo arcigno e berretta in testa, è concentrato nella visita della paziente. Ai lati, due pazienti seduti attendono il loro turno e il segretario imparruccato annota le prescrizioni mediche. Un apprendista in abiti modesti, accucciato, sta armeggiando con uno scaldino. A destra troneggia un'imponente pianta di agave americana.
Riscosso un iniziale consenso, negli anni Quaranta Longhi cambia ancora soggetto: si rivolge a raccontare la vita dei nobili, ritraendo i diversi momenti della cosiddetta giornata della dama: il risveglio, la cioccolata, la toeletta, la danza ecc., creando sequenze narrative suddivise in quattro parti definite "carriere".

La cioccolata del mattino,


La cioccolata del mattino, la colazione del tempo, è servita in tarda mattinata. Ovviamente. In camicia da notte con un ampio mantello azzurro bordato di pelliccia la dama riceve gli amici: il marito o un pretendente in abito rosso e un abate che seduto le legge una lettera. Dal servitore viene offerta la cioccolata, in delicate tazzine di porcellana decorata. Sul letto sono ammonticchiati i bussolà, le classiche ciambelle veneziane.

Lezione di geografia

Il vero pretesto delle tele è ritrarre l'intero gruppo familiare, in una situazione codificata anche se non ufficiale. 
Nella lezione di geografia siamo ospitati in casa Querini, con Giovanni Carlo che legge seduto in poltrona e il figlio Andrea in piedi accanto alla moglie Elena Mocenigo, intenta a misurare il globo. E per concedersi una pausa, due domestiche entrano in scena per servire il caffè, la prelibatezza del secolo. 
Nell'appuntamento con Il sarto è ritratta la famiglia Dolfin.

Il Sarto, 1742 c.

Nel salotto vediamo Samaritana Dolfin e la figlia Maria Venier, sotto l'austero sguardo del ritratto dello zio Nicolò Verier, il Procuratore di San Marco. Anch'egli sembra partecipare alle trattative con il sarto per l'acquisto di un superbo abito di broccato blu, degno di una serata a Palazzo. 

La toeletta della dama, 1740 c.
 
Il momento de La toeletta della dama è uno dei più importanti della giornata: ogni piega del sontuoso vestito di broccato dorato a fiori deve esser aggiustata a dovere, e mentre la cameriera pone ogni cura in questa occupazione, viene servito il caffè.

La lezione di danza, 1740 c.


La giovane dama con ampio abito chiaro de La lezione di Danza prova i passi con grazia, attirando subito il nostro sguardo. Nella destra tiene un fazzoletto, che al ballo farà cadere per attirare l'attenzione dell'amato. Il maestro la richiama con l'indice puntato, segnando la posizione del piede, che sbuca dall'orlo della veste. La posa di spalle ci lascia ignari dell'espressione della madre seduta sulla sedia. 

Il Concertino, 1741

Il concertino è un gustoso gioco di società.
In un interno patrizio, i convenuti sono impegnati nei loro svaghi preferiti:  sullo fondo tre ecclesiastici di vari ordini
giocano a carte; al centro i tre padroni di casa, due con sgargianti e lunghi zamberlucchi, si dilettano in un concerto per soli violini. La presenza femminile è resa attraverso gli oggetti che la dama ha dimenticato sul tabouret in primo piano a destra: un gioiello e lo scialle. 
Il fedele cagnolino, come noi, attende il suo ritorno.
Il tempo della nobiltà si scandisce attraverso rituali precisi: dal belletto al minuetto, dalla cioccolata al caffè.

E alla sera ci si reca Al ridotto, in incognito, in bautta e tabarro, e tra una chiacchiera, una nuova conquista e una puntata, si gioca fino a mattino.
 
Il Ridotto di Venezia, 1750 c.

Queste tele, innovative nel soggetto e pregiate nella fattura, decretano il successo di Longhi, che viene riconosciuto come il perfetto cronista del Settecento veneziano
Il suo interesse verso i riti quotidiani della società moderna lo avvicina alla cultura illuministica europea, e pone la sua produzione in parallelo con quella dei coevi pittori Antoine Watteau e William Hogarth. 
E' possibile riscontrare la medesima sensibilità cronachistica che troverà nella seconda parte del secolo una denuncia più pungente e fustigatrice nelle rime del Giorno di Giuseppe Parini.

La Bottega del Caffé

E ancora nelle tele di Longhi la realtà diventa protagonista come nelle opere teatrali dell'amico Carlo Goldoni: i personaggi non sono più né eroi antichi né maschere della Commedia dell'Arte, ma persone vere e reali, con vizi e virtù in cui potersi riconoscere.

Longhi, tu che la mia musa sorella
chiami del tuo pennel che cerca il vero.(C. Goldoni)

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